13/11/08

ARGENTINA : NON DIRE BUGIE SULL'INFLAZIONE

Tango bond, l'Argentina rimborsa 6,7 miliardi di dollari di Alessandro Merli commenti - 3 SETTEMBRE 2008
Con un annuncio a sorpresa, il presidente argentino, CristinaFernandez Kirchner, ha dichiarato ieri di voler rimborsare 6,7 miliardi di dollari di debiti al Club di Parigi, che riunisce i creditori ufficiali del Paese sudamericano, compreso il Governo italiano. L'Argentina è apparsa nelle scorse settimane pesantemente sotto pressione di fronte alla prospettiva che il prossimo anno, se dovesse continuare il recente calo delle materie prime che esporta, potrebbe avere difficoltà a far fronte ai propri fabbisogni di finanziamento esterni. Da qualche parte si è ventilata addirittura l'ipotesi di un secondo default dopo quello del 2001.
La mossa unilaterale della signora Kirchner solleva diversi interrogativi, anche perché gli accordi con il Club di Parigi sono normalmente coperti dall'approvazione da parte del Fondo monetario internazionale di un programma economico, approvazione che in questo caso non c'è, dato che Buenos Aires ha interrotto da due anni le regolari consultazioni con l'Fmi (a sua volta rimborsato nel gennaio 2006 per 9,5 miliardi di dollari). Per ora il Club di Parigi si è trincerato dietro un no comment.
Ma l'annuncio riapre inoltre la possibilità che, nonostante le smentite anche recentissime, il Governo argentino possa riaprire uno spiraglio agli holdout, i possessori di obbligazioni (i cosiddetti tango bond) coinvolti nel default del 2001 e che hanno rifiutato di aderire allo scambio del 2005 e di accettare un taglio del capitale di circa il 70 per cento. Fra questi, oltre 200 mila italiani. Appare per ora un'ipotesi remota, visto che si tratterebbe di un voltafaccia molto oneroso dal punto di vista politico, dopo che la stessa Cristina Fernandez e soprattutto il suo predecessore, il marito Nestor Kirchner, hanno fatto della linea dura contro i creditori esteri il pilastro della propria popolarità. Gli holdout sono tuttora in possesso di titoli del valore nominale di circa 20 miliardi di dollari.Le condizioni però stanno cambiando rapidamente. Il boom dei prezzi delle materie prime agricole delle quali l'Argentina è esportatrice, dal grano alla soia - e che ha consentito di spingere la crescita dell'economia e impinguare le riserve valutarie (oggi a 47 miliardi di dollari, da qui verranno i fondi per il rimborso al Club di Parigi) - si è invertito negli ultimi mesi, lasciando spazio a un brusco calo e la cre-scita è in frenata. Sui mercati internazionali, la sfiducia nel Governo argentino è testimoniata da un rischio- Paese vicino ai 700 punti base (uno dei più alti fra i Paesi emergenti) e dal declassamento del rating.
Ha contribuito al deterioramento della percezione del Paese la sconfitta della Kirchner nel braccio di ferro con gliagricoltori sull'imposizione di tasse più alte all'export e soprattutto la convinzione che il Governo stia manipolando i dati sull'inflazione, il punto di più grave dissenso con l'Fmi: quella ufficiale è attorno al 9%, quella calcolata da economisti indipendenti almeno il triplo. La querelle acquista particolare rilevanza perché oltre i quattro quinti del debito interno sono indicizzati all'inflazione ufficiale.
È possibile che l'annuncio della signora Kirchner di voler rimborsare il Club di Parigi sia stato dettato dalla chiusura progressiva di altre opzioni. Senza accordo con i creditori ufficiali e con gli holdout, l'Argentina non ha accesso ai mercati dei capitali e ha dovuto ricorrere nuovamente il mese scorso alla vendita di bond al Venezuela di Hugo Chavez, grande finanziatore dei Kirchner, ma stavolta al tasso certo non di favore del 15 per cento. L'annuncio di un programma di riacquisto di titoli non aveva rianimato i mercati.

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